Gli atteggiamenti individuali e l’innovazione
Durante le interviste abbiamo approfondito quali sono gli atteggiamenti individuali che favoriscono l’innovazione. Uno spirito positivo e di apertura mentale è sicuramente la base per la costruzione di innovazioni. Importante è anche saper collaborare e trovare un team che sappia mettere in pratica l’idea innovativa. L’innovazione non è mai raggiunta una volta per tutte, ma è sempre in divenire. Ricordare questo è un aspetto che può rivelarsi vincente!
Le opinioni degli intervistati
Le motivazioni nascono dalla consapevolezza del fatto che ci può essere un gap culturale tra quello che tu sai e gli obiettivi che devi raggiungere. Di conseguenza se tu riesci a riempire questo gap con altra cultura sicuramente hai degli stimoli nuovi per portare avanti il tuo lavoro. Gli ostacoli sono quasi sempre mentali, di inerzia, di superare l’ostacolo culturale del fare un qualcosa che si scontra con le tue abitudini. Quindi è faticoso uscire dalle abitudini, però poi acquisisci degli strumenti nuovi!
Io consiglierei ai ragazzi di sbagliare e di fallire, ma l’unica richiesta che gli farei è di non compiere gli errori che hanno visto o che vedono fare costantemente dai propri responsabili, me compreso, ma farne di nuovi. Questo per me è una grande grande fattore di cambiamento e sarà il vero fattore di cambiamento: cercare di prendere il meno possibile dagli gli errori di tutti e cercare di innovare anche nella capacità di sbagliare facendo cose nuove e diverse, sbagliando e facendo errori diversi.
Le motivazioni nascono dalla consapevolezza del fatto che ci può essere un gap culturale tra quello che tu sai e gli obiettivi che devi raggiungere. Di conseguenza se tu riesci a riempire questo gap con altra cultura sicuramente hai degli stimoli nuovi per portare avanti il tuo lavoro. Gli ostacoli sono quasi sempre mentali, di inerzia, di superare l’ostacolo culturale del fare un qualcosa che si scontra con le tue abitudini. Quindi è faticoso uscire dalle abitudini, però poi acquisisci degli strumenti nuovi!
La vera innovazione è vero che c’è nel pensiero ed è anche vero che quello che hai pensato è come se lo avessi già realizzato, il problema e che poi devi farlo. Questo è un concetto elementare e fondamentale, ma difficilissimo. Occorre un accettazione delle cose per quello che sono, una volta accettate devi provare a trasformarle con una visuale che sia adattata a te e a chi ti sta intorno. Se non si parte da un pensiero comune di quello che deve essere l’obiettivo diventa difficile fare innovazione. Quindi tanti piccoli obiettivi, tanti passetti uno alla volta che vanno fatti!
Il successo è qualcosa che si ottiene cooperando in team, un’impresa ha bisogno di avere risorse umane di livello, ma le risorse umane le attiri con un progetto di livello; ci vogliono anche le risorse finanziarie, ma le risorse finanziarie le ottieni sapendo che c’è un’azienda strutturata, poi ci vogliono dei buoni contatti internazionali con consulenti ma questi vengono se sono in grado di essere pagati o di partecipare a una scommessa comune. Il termine successo quindi si deve sostituire al termine cambiamento, perché quando c’è successo indubbiamente si sta facendo già cambiamento, ma orientarsi al successo vuol dire non accontentarsi di arrivare secondi. Si può arrivare anche quinti, sesti, la competizione è migliorare ogni giorno di una piccola percentuale, ponendosi il successo come obiettivo e non il cambiamento.
Prima ancora di poter innovare qualcosa devi averla prima trascesa per bene, in maniera classica, una volta che l’hai fatta propria e ben capita puoi magari lanciarti in un’innovazione della stessa, quindi la raccomandazione che posso fare è di partire dalla storia delle nostre radici, dalla nostra tradizione.
Le motivazioni secondo me sono legate proprio alla nostra sfera più personale. Il cambiamento dà modo di rinnovarsi e quindi porta ad essere propositivi verso il futuro. Cercando nelle nostre esperienze, attraverso quello che più fa parte di noi, riusciamo a proiettarle verso il futuro e questo ci dà modo di sentirci realizzati.
Per me l’innovazione è passione perché se c’è passione si riesce a percepire il proprio sogno, a realizzare anche l’impossibile, quindi abbiate passione, coltivate i vostri sogni e perseverate.
Direi di studiare, di studiare tutto, dalla storia alla sociologia, che secondo me è una cosa molto importante perché fa vedere il movimento delle persone, dei popoli, cosa e come arrivano a determinate scelte.
Le motivazioni che dovrebbero affamare le persone di innovazione sono, secondo me, curiosità e fame nel vero senso della parola: non accontentarsi di come stanno le cose e cercare di migliorarle a 360°. Il non accontentarsi penso proprio sia l’essenza, ovvero la voglia di andare oltre, di fare quel passo in più, quello scalino che ti porta un po’ più in alto.
Prendiamo gli elementi volatili, complessi, incerti, ambigui, imprevedibili della nostra realtà. Li mescoliamo con quello che già conosciamo, ci chiariamo il tutto e a volte otteniamo l’innovazione. Dico a volte, perché a volte semplicemente va in crash il sistema e non hai ottenuto niente che possa essere una scoperta interessante.
Per necessità in qualche modo abbiamo bisogno di fare innovazione, quindi si inserisce in un quadro strategico cioè fa parte un po’ della nostra pianificazione strategica aziendale.
Noi stessi abbiamo la necessità di vivere non di luce propria ma di luce riflessa, fare a volte delle scelte di minoranza per capire e comprendere come dagli esempi diremmo di persone o aziende esemplari potremmo certamente migliorare noi stessi e la qualità della vita nonché chiaramente il profitto.
Per fare innovazione bisogna avere l’attitudine e la positività a voler fare, quindi la grinta imprenditoriale, le conoscenze, la curiosità, saper bene le lingue. E poi bisogna sapere attirare talenti con la volontà di realizzare un sogno. Ci vogliono capitali, bisogna anche investire, bisogna attirarli e per questo ci vuole un’idea imprenditoriale. Fare un business plan con un team di professionisti per dare concretezza alla propria idea. E poi bisogna avere l’attitudine a viaggiare, non vedere la propria casa come il centro del mondo. Avere l’attitudine a sacrificarsi, a lavorare in un modo diverso, a dominare la tecnologia perché la tecnologia oggi ci permette di essere dappertutto in contatto con tutti, e lì ci sono tante piccole opportunità o tante grandi opportunità. Quindi con questo atteggiamento, con la volontà di guardare il mondo non solo in modo negativo e non subire solo le cose negative. Avendo la curiosità e la volontà di fare le cose positive si avrà sicuramente successo.
L’innovazione non è facile e, in generale, il processo di novità all’interno di un’azienda è una cosa difficile, perché inevitabilmente interrompe un percorso abituale. Per cui la difficoltà consiste nel fatto che il cambiamento deve essere verso una mentalità nuova e questo spesso non è facile. Il nostro amministratore delegato è riuscito a trasferirci questo aspetto, e nei casi in cui qualcuno era un po’ restio, perché inevitabilmente un po’ l’innovazione spaventa, è riuscito a forzare e quindi aprire questo varco all’interno dell’azienda che ha permesso poi di “cambiare pelle”, perché effettivamente è quello che è successo all’interno della nostra azienda.
Se un tempo era la competitività a spingere all’innovazione, cioè essere più competitivo degli altri, oggi sta diventando una condizione di sopravvivenza. Siamo in un’economia sempre più sulla marginalità del valore aggiunto e si stanno riducendo i margini e quando lavori sulla marginalità, o ci sei o non ci sei. Non è più fatto di competitività. Quindi oggi l’innovazione ti consente di stare sulla marginalità e se stai sulla marginalità sopravvivi.
Noi innoviamo costantemente, è una creatività continua. Noi infatti siamo figli del Rinascimento, inteso come un Rinascimento italiano, parte della cultura nel mondo!
Dove c’è pensiero, dove c’è ottimismo sul futuro si produce innovazione, si rischia, si va oltre e si va oltre l’esistente. E dall’altro anche appunto a volte ricevere il fallimento, la necessità di dover accettare la non riuscita di determinate idee perché il contesto non le supporta oppure perché semplicemente richiede un ulteriore affinamento, un ulteriore travaglio che può durare anni, decenni o anche secoli.
Per me l’innovazione è la scoperta di nuovi orizzonti, quindi la creazione di nuove idee e di nuovi progetti. Qualcosa di innovativo nel mio lavoro e in quello che faccio adesso è la creatività, perché, quando ho un progetto completamente nuovo da iniziare, è proprio dal punto di partenza che bisogna avere creatività per la creazione, e quindi la traduzione, dei personaggi.
La curiosità è l’arma che spinge naturalmente a voler modificare il proprio modo statico di vedere le cose e poi a questa si aggiungono altri interessi. Cioè soprattutto in una branca in continua evoluzione, parlavamo della psichiatria ma anche nell’ambito della chirurgia, la robotica per esempio diventano delle spinte motivazionali forti per non fermarsi perché si arriva a certi livelli tecnologici talmente avanzati che a un certo punto bisogna per forza inventarsi qualcosa di diverso cercare di andare oltre.
È una scommessa, è una sfida, è un impegno e anche un modo di vivere perché vuol dire mettersi in discussione tutti i giorni con i propri collaboratori, ma soprattutto e prima di tutto con se stessi per cercare di capire, di interpretare l’ambiente nel quale viviamo, nel quale lavoriamo, nel quale potremmo performare di più, potremmo lavorare meglio e vivere ancora meglio.
Credo che ci siano due tipi di persone: quelle che sono comode nella loro routine e non sono propense al cambiamento, anche se graduale perché pensano di alterare qualcosa che funziona o di perdere qualcosa che piace così com’è, e quelle più innovative che si lanciano nel vuoto e che provano, anche se magari non va sempre bene. Queste due categorie di persone si contrastano in merito all’innovazione, perché c’è un piede che blocca l’inserimento di processi e prodotti innovativi per comodità e per senso di sicurezza, e l’altro che vuole scardinare i preconcetti o concetti troppo consolidati. Questa è la principale difficoltà nel portare innovazione all’interno dell’azienda.
Non mi ritengo un esperto di innovazione. Noi in ScimPULSE siamo eterni dilettanti d’innovazione!
Bisogna avere un’idea, bisogna avere anche secondo me un po’ di fantasia perché se si vuole fare un qualcosa di nuovo, serve appunto che qualcuno non l’abbia mai fatto prima d’ora e bisogna anche avere una certa abilità e pratica nei vari settori.
A un’impresa che vuole innovare il mio consiglio è non mollare: vedo tante volte come ho detto si possono incontrare difficoltà di tutti i tipi, ma quando hai una vision, una mission ben precisa nella testa non guardi nient’altro, guarda dritto verso l’obiettivo anche quando non ci sono fondi, non ci sono diciamo a livello tecnico le competenze, uno si adatta s’impara si innova ogni giorno.
Secondo me, una delle cose più moderne oggi, sarebbe ritrovare i valori della tradizione e cercare di più la semplicità nei rapporti umani, soprattutto un po’ più di consistenza in ciò che si mangia, si dice, si fa, nella musica, nell’arte e in molte altre cose.
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