La formazione continua
Correlato al tema dell’innovazione è quello della formazione continua e del ruolo che ha la scuola nell’educazione delle giovani generazioni. Diversi intervistati sottolineano quanto sia utile e fondamentale la formazione per la propria crescita personale e lavorativa. Implica quindi partecipare a laboratori, attività, corsi, eventi culturali sia in presenza che a distanza, leggere e studiare. Questo è il life long learning, tema molto sentito in Europa. Significa mantenere e coltivare competenze e conoscenze in ogni stagione della vita senza fermarsi, ma rimanendo sempre aperti a nuove esperienze e conoscenze.
Il grande potenziale per me sta in questo trasferimento e quindi nel coinvolgere le persone nell’apprendimento anche a distanza, quindi farli sentire parte di un qualcosa e non tristi, soli e abbandonati nel grande etere di internet e quindi alla fine di coinvolgerli. In ultimissima analisi per me significa renderli proprietari, i titolari del proprio apprendimento, fare in modo tale che ognuno di loro decida cos’è che vuole imparare, cosa gli è utile e quindi sostanzialmente creare semplicemente le basi in modo tale che le persone da sole possano cercare la conoscenza in modo autonomo.
Penso che l’innovazione sia connessa sicuramente alla formazione, ma sia molto connessa anche alla possibilità di fare degli errori, quindi va bene l’apprendimento ma a volte l’apprendimento migliore è quello che deriva da un errore. Il problema secondo me di molte aziende è che non hanno un framework di gestione dell’errore quindi ci sono determinate aziende che non riescono a dare la possibilità a chi lavora per loro di sbagliare in un contesto sicuro tra virgolette e quindi è ripeto anche qui un problema culturale. La formazione sicuramente può aiutare perché può ispirare a prendere determinate strade, ma poi le strade devono essere completamente adattate alla propria alla propria realtà aziendale però anche qui, se non si sbaglia veramente poi non si impara.
Innovazione nella formazione significa stare al passo dei tempi, cioè la formazione che prima si faceva con lezioni frontali, dove c’era il rapporto docenti allievi. Oggi è cambiata molto: l’attività formativa si fa in via telematica il che dà la possibilità anche a chi non può seguire le lezioni, lavorando o avendo altri impegni, di studiare in qualunque ora in qualunque momento del giorno.
Ragazzi studiate studiate dalla mattina alla sera state con gli occhi aperti, guardatevi intorno e siate sempre innamorati di quello che fa.
Solo in italia la formazione viene considerata qualcosa che si completa a 25 anni con la laurea, dopodiché si è finito. Negli altri Stati non è così: si crede in una formazione che accompagna tutta la vita. Ecco in questo noi siamo molto mancanti, quindi non solo nell’ambito dello spettacolo, perché i percorsi laboratoriali dovrebbero essere continui nella vita dell’attore, del regista eccetera, ma così in tutti gli altri settori.
Formazione è uguale a libertà. Se noi ci formiamo, e quindi impariamo cose nuove, siamo in continuo aggiornamento e siamo liberi, e siamo soprattutto liberi di pensare non essendo schiavi del pensiero altrui. Uno degli aspetti principali, che a mio parere è molto importante per fare l’imprenditore, è quello di osservare cosa fanno gli altri e cosa fanno le persone che sono più brave di te. Un famoso psicologo diceva che noi siamo la media delle cinque persone che frequentiamo: quindi frequentate i grandi e frequentate le persone che hanno portato innovazione, perché attraverso il contesto e attraverso la frequentazione di persone che hanno fatto la differenza nel loro campo, potete sicuramente apprendere e crescere ulteriormente.
Noi abbiamo acquisito la gestione di una struttura per creare un hub culturale dove verranno proposti laboratori di lingua italiana per quelli che arrivano dall’estero, laboratori di filosofia, musica, arte, teatro e di enogastronomia, di cucina italiana perché la cucina italiana è quella che porta l’italia nel mondo.
Studi clinici in Inghilterra hanno dimostrato una riduzione del 30% del tasso di errore tra chi aveva effettuato training tradizionale e chi lo effettua invece con strumenti in realtà virtuale; poi c’è la riduzione del tempo di apprendimento, quindi si impara più velocemente, in meno tempo; la terza cosa è l’aumento della persistenza, per cui se io vado a fare un test strutturato a 30 giorni dal training a chi lo fa con metodi tradizionali a chi lo fa con metodi di realtà virtuale, chi lo fa con la realtà virtuale ottiene dei punteggi nettamente superiori agli strumenti tradizionali.
Sicuramente un’impresa che vuole innovare deve conoscere, la conoscenza è la base alla ricerca e soprattutto parlare con le persone perché ormai tutto quello che le costruiamo a che fare con le persone e questo è un fattore è un mattone importante.
Serve un focus sulla formazione e, in particolare, sulla formazione delle soft skills che sono le competenze che lavorano sul creare il growth mindset, cioè il tendere alla crescita ed al miglioramento continuo che è fondamentale nelle aziende.
La scuola alla base della formazione
Infine occorre ricordare che la scuola ha un ruolo chiave nella formazione degli adulti di domani. La scuola ha il compito di educare giovani che sappiano pensare, porsi le domande giuste, ricercare e trovare soluzioni pratiche ai problemi e alle difficoltà quotidiane. Tutto ciò avviene solamente se gli insegnanti stessi si interrogano e propongono ai propri studenti attività che non sono solo la memorizzazione, ma che li aiutino a filtrare la mole di informazioni con cui entrano in contatto ogni giorno. Formare pensatori e non meri esecutori di processi che possano così competere sul mondo del lavoro diventa la sfida della scuola. La dematerializzazione e i device digitali utilizzati nelle scuole sono gli strumenti a disposizione degli insegnanti per raggiungere il loro obiettivo.
Le opinioni degli intervistati
L’università deve tornare ad investire sulla crescita dei cervelli delle persone, accrescere le potenzialità delle persone. Noi abbiamo bisogno di gente che porta cultura, che porta progettualità, metodo, freschezza. Il laureato viene qua, lui mi porta il suo cervello io lo aiuto ad inserirsi e lui mi aiuta a crescere. Questo è tempo investito, il mio tempo e il mio denaro.
C’è bisogno di stimolare la creatività dei nostri studenti e quindi lavorare con metodologie didattiche orientate non solo alla gestione delle competenze, ma lavorare molto sulla capacità e sulla fantasia. Semplicemente faccio benchmarking rispetto a quello che fanno già negli Stati Uniti dove per sviluppare la creatività dal punto di vista dell’innovazione lavorano sull’arte, sulle pitture per far venir fuori attraverso il semplice guardare una pittura, una scultura tutti quegli stimoli sensoriali che possono generare qualcosa di nuovo.
Le nuove generazioni ormai sono i nativi digitali: non si può comunicare o parlare con i nativi digitali senza utilizzare l’innovazione tecnologica o senza utilizzare le punte della ricerca e di ciò che la tecnologia mette a disposizione. Per questo motivo, la sede del parco di Porto Conte ha delle aule didattiche molto innovative e tecnologicamente avanzate. Ovviamente, non sostituiscono l’esperienza in ambiente che è fondamentale, ma spesso, anche per tutelare alcuni ambienti o per vederne altri che non possono essere raggiunti fisicamente, grazie alla realtà virtuale e grazie alla capacità emozionale dell’innovazione tecnologica di incuriosire i nostri interlocutori, che in questo caso sono le giovani generazioni, possiamo far conoscere gli ambienti del nostro parco.
Mi sentirei di consigliare per esempio dei corsi di formazione non solo sul campo, ma anche dei corsi di formazione online che possano dare anche dei punteggi ai ragazzi e questo è una cosa che effettivamente già esiste, però non in maniera così pressante.
Il problema poi diventa proprio la query cioè riuscire a fare quella che è la ricerca delle fonti, dell’attendibilità, capire che non è detto che la prima posizione in una ricerca sia quella attendibile, quella veritiera o quella che il docente aveva chiesto.
La scuola serve proprio a fare da mediatore, a filtrare quello che può pervenire dal di fuori e filtrarlo in maniera critica, in maniera responsabile: quindi il ruolo della scuola è ancora importantissimo come lo è quello d’altra parte della famiglia e delle altre agenzie educative. Io che mi occupo di scuola sento fortemente questa responsabilità e quindi dobbiamo impegnarci a fare questo: a mediare i contenuti che magari altri propongono.
Bisogna iniziare dalle scuole, fino dalle elementari, in modo tale che i bambini, quando poi diventano adulti, vedano l’innovazione come un processo normale da eseguire nell’arco della loro vita e non come lo vediamo noi. Essa deve essere uno stadio stesso della vita.
Non è inusuale ampliare l’aula di lezione attraverso piattaforme sociali, quindi spesse volte continuo la lezione ben oltre lo spazio fisico in cui mi trovo ad interagire direttamente con gli studenti. In questo modo, la piattaforma diventa un’occasione per dare nuovi stimoli e per ricevere stimoli da parte degli studenti stessi. In questo modo si modifica completamente anche la professione del docente come tradizionalmente è stata intesa.
Quelle che possono essere le resistenze o quello che può rallentare il processo innovativo, a mio avviso, sono le persone, e soprattutto la formazione delle persone da parte della scuola e la mancanza di un’istruzione dal punto di vista emotivo. Quindi, partendo da lì si potrebbe andare a risolvere la problematica della persona che tende a rimanere nella zona di comfort di non voler andare più di tanto oltre perché tanto sta comoda lì dov’è.
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